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Benign tumours affecting the deep lobe of the parotid gland: how to select the optimal surgical approach

Tumori benigni del lobo profondo della parotide: come scegliere il più adeguato approccio chirurgico

A.P. Casani1, N. Cerchiai 1, I. Dallan1, V. Seccia1, S. Sellari Franceschini1

Department of Medical and Surgical Pathology, Otorhinolaryngology Unit, Pisa University Hospital, Pisa, Italy

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Summary

Many types of approaches allow extra-capsular dissection in the deep parotid parenchyma in the treatment of benign tumours. A transcervical approach (TCA), transparotid approach (TPA) and a combined transcervical-transparotid approach (TPTCA) are the three main procedures performed to expose the deep parenchyma. We conducted a retrospective chart review enrolling 24 consecutive patients treated for benign tumours affecting the deep lobe of the parotid. Review of the surgical data was accompanied by careful follow-up to establish surgical morbidity, functional (Frey’s Syndrome and first-bite syndrome) and aesthetical outcomes. A TPA was performed in the majority of cases; in 26% superficial parotidectomy was not required (selective deep parotidectomy). Minor’s test showed a low rate of Frey’s syndrome (3 cases of 23, 13%). No long-lasting first-bite syndrome was reported. Some additional procedures were easily performed in order to improve aesthetical results (rotational flap of sternocleidomastoid muscle, free abdominal fat transfer); these had the same results as selective deep parotidectomy. TCA (or TPTCA) ensures the best control of the facial nerve, providing good exposure and good functional and aesthetical results (without sparing the superficial parenchyma if additional techniques are performed with the aim of reducing skin depression in the treated area). The choice of the approach should have only the aim of safe resection and should not be influenced by aesthetical outcome; the craniocaudal level of the tumour seems to be the best indicator of the feasibility of the procedure also considering the branches of the facial nerve. In our experience, mandibulotomy can always be avoided.

Riassunto

Numerose sono le modalità di approccio chirurgico al parenchima parotideo profondo che permettono di trattare neoplasie benigne secondo il principio della dissezione extracapsulare. L’approccio transcervicale (TCA), il transparotideo (TPA) e una combinazione fra i due (transcervicale-transparotideo, TPTCA) sono le 3 principali procedure effettuate per esporre il parenchima profondo. Il nostro studio retrospettivo include 24 pazienti trattati per patologia neoplastica benigna del lobo profondo. La revisione dei dati chirurgici è stata associata ad una mirata visita di follow-up atta a stabilire vantaggi e svantaggi di ciascun approccio in termini di morbilità chirurgica sugli aspetti funzionali (sindrome di Frey e First-Bite Syndrome) ed estetici. TPA è stato eseguito nella maggioranza dei casi e nel 26% dei casi non ha previsto l’asportazione del lobo superficiale (parotidectomia profonda selettiva). Una sindrome di Frey clinicamente evidente (test di Minor) è stata documentata in 3 casi su 23 (13%) mentre nessuna first-bite syndrome di lunga durata è mai stata riportata. Procedure chirurgiche aggiuntive allo scopo di migliorare il risultato estetico (lembo di rotazione di sternocleidomastoideo, riempimento del minus chirurgico con grasso libero addominale) sono state facilmente eseguite e senza complicanze maggiori, assicurando un risultato estetico sovrapponibile a quello di una parotidectomia profonda selettiva. L’approccio transparotideo al lobo profondo assicura il controllo ideale sulle branche del nervo facciale e garantisce comunque buoni risultati estetici e funzionali (anche senza risparmio del parenchima superficiale a patto di eseguire semplici procedure aggiuntive allo scopo di minimizzare la depressione della pelle della zona trattata). La scelta del tipo di approccio non deve essere influenzata dal risultato estetico ma solo dalla fattibilità di una rimozione oncologicamente sicura; il livello cranio-caudale al quale si trova il tumore è il miglior indicatore delle difficoltà tecniche che possono presentarsi e delle branche nervose da dover preservare. Nella nostra esperienza la mandibulotomia può essere sempre evitata.